”Ma perché con tanti mondi più evoluti, IO sono dovuta proprio nascere in QUESTO?”

coda

È questo il tipo di domande che si pone Mafalda, la bambina ribelle e indignata disegnata da Quino, al secolo Joaquín Salvador Lavado Tejón. Nonostante i suoi sei anni, la piccola contestatrice dai capelli neri, ha uno sguardo acuto ed inquisitorio sul mondo e sulla vita e alterna i pensieri sulla merenda e sui giochi a quelli sulle guerre, sulla fame e sul razzismo. Così come ogni bambino curioso, Mafalda non smette mai di porre domande a se stessa e soprattutto agli adulti, i quali spesso non riescono a trovare una risposta adatta alle sue disarmanti osservazioni.

Mafalda è calata nella sua epoca e analizza con senso critico e con umorismo la realtà politica e sociale dell’Argentina e del mondo degli anni Sessanta e Settanta. I suoi pomeriggi sono fatti di giornali, di radio, di televisione e di notizie reali che vanno dal conflitto in Vietnam, alla guerra Fredda. Mondo e pianta Oltre al forte dissenso politico tangibile in ogni vignetta, Quino porta avanti attraverso gli occhi innocenti e puri della bambina una critica al mondo degli adulti, sommersi dalle difficoltà della vita e dalla grigia quotidianità fatta di bollette da pagare, piatti da lavare e piante da annaffiare.

La polemica di Mafalda non è mai fine a se stessa; essa è sempre costruttiva e finalizzata a mostrare che il conformismo non è l’unica via possibile. Dietro ad ogni vignetta si nasconde un insegnamento estremamente utile per tutti noi, che spesso ci lasciamo travolgere senza reagire dalla vita di ogni giorno, che contestiamo senza proporre, che attendiamo il divenire dei fatti o dei giorni.

 

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